Le malattie virali

 Secondo la medicina accademica, le malattie virali creano nei medici un marcato senso di impotenza perché non esistono strategie valide per combattere i virus, e i pochi farmaci antivirali (compresi i vaccini) hanno numerosi effetti collaterali sulle cellule sane e sull’intero organismo.

Scopriamo cosa sono questi cosiddetti nemici (e dimostreremo che non lo sono) e perché i virus suscitano ancora oggi tanta paura.

Nel trattato di microbiologia medica La Placa, X edizione, “testo sacro” sul quale studia la maggioranza degli studenti di medicina, i virus vengono così definiti:

I virus sono parassiti endocellulari obbligati, rappresentati da organizzazioni biologiche di livello sub-cellulare, formate essenzialmente da una o poche molecole “informazionali” di DNA o RNA (fatto assolutamente privo di riscontro in tutte le organizzazioni biologiche uni- o pluricellulari presenti sul nostro pianeta), le quali, a loro volta, sono racchiuse in un contenitore proteico.

Il contenitore proteico (o capside) ha la duplice funzione di proteggere le molecole informazionali (che costituiscono il genoma del virus) in ambiente extracellulare e di mediarne la penetrazione nelle cellule bersaglio.

Il concetto di “molecola informazionale”

Il concetto di “molecola informazionale” è molto importante, perché conferma gli studi del Premio Nobel per la medicina Luc Montagnier, il quale ha scoperto che segnali elettromagnetici a bassa frequenza possono essere prodotti da nanostrutture (immerse in acqua estremamente diluita) derivate da sequenze di DNA batterico e virale.

È interessante quel suo esperimento in cui, ponendo due fiale all’interno dello stesso campo elettromagnetico, una contenente acqua con DNA diluito e l’altra soltanto acqua, lo scienziato riuscì a trasferire l’informazione della fiala col DNA all’altra, che ne era priva. Questo esperimento conferma che la base dei meccanismi di regolazione dei processi biologici dei sistemi viventi può essere solo di tipo elettromagnetico.

Ciò significa che una cellula, capace di rispondere autonomamente a stimoli esterni e di adattarsi e auto-organizzarsi in relazione a questi stimoli, è in grado di operare scelte “consapevoli”, non casuali, coerenti, in base ai campi elettromagnetici interni (compresi quelli dei virus) e al fatto che il DNA sia esso stesso un’antenna elettromagnetica in-out. In tal senso, ogni mutazione rappresenta un evento quantistico, scelto dal DNA stesso per adattarsi a cambiamenti ambientali del citoplasma della cellula.

Popp e la teoria dei biofotoni

 Tutto questo viene confermato dalla teoria dei biofotoni di Popp, che afferma che il DNA della cellula è un oscillatore biofotonico, cioè emette una luce di tipo coerente debolissima (come quella di una candela posta a 20 km di distanza) in uno spettro di emissione – specifico per ogni essere vivente – che va dall’infrarosso all’ultravioletto, oltre a una piccola parte delle radio-onde.

I biofotoni sono onde elettromagnetiche che si manifestano sotto forma di radiazione fotonica “ultradebole”, emessa da tutte le cellule viventi. Essi trasmettono informazioni essenziali finalizzate alla regolazione di funzioni fondamentali per le cellule: la reattività biochimica, i potenziali delle membrane cellulari, la trasmissione nervosa, l’immunostimolazione, la regolazione dell’accrescimento, i ritmi biologici.

Il presupposto essenziale di questo modello di regolazione è che i biofotoni costituiscano all’interno delle cellule un campo elettromagnetico di elevata coerenza.
La teoria dei biofotoni di Popp afferma che la materia biologica è un sistema aperto ideale, poiché attraverso un intenso scambio di informazioni recepisce l’ambiente in cui vive come parte di se stesso.

È dunque proprio la comunicazione tra le macromolecole e le cellule che eleva la Vita al di sopra dell’equilibrio termodinamico e le permette di evolvere, facendo in modo che essa possa mantenersi al di sopra dello stato disordinato di caos (entropia) che caratterizza i sistemi chiusi.

Cosa sono i virus?

I virus, quindi, sono entità che rappresentano il confine tra materia vivente e materia non vivente, perché non hanno vita propria, ma sono informazioni genetiche di acidi nucleici (DNA o RNA) programmati per arrivare al loro obiettivo finale: il nucleo della cellula, che corrisponde al modulo di comando della cellula, cioè la memoria genetica che partecipa all’evoluzione della specie.

Poiché il testo di microbiologia La Placa definisce i virus “molecole informazionali”, potremmo paragonarle a dei software; infatti in informatica per software si intende la semplice informazione o le istruzioni di un programma sotto forma di codice eseguibile.

I virus, quindi, non sono microrganismi viventi, e possono replicarsi solo all’interno delle cellule, siano esse batteriche, vegetali, animali o umane.

Differenze tra la vita e la non-vita

 Occorre chiarire un concetto fondamentale: la differenza tra la vita e la non-vita, tra la materia vivente e quella non vivente. Noi siamo abituati, infatti, a fare una grande differenza tra le due cose, come se appartenessero a due mondi completamente diversi tra loro; in realtà tutto ciò che la ricerca scientifica ci sta mostrando è che si tratta semplicemente di una differenza di struttura.

La differenza consiste nel fatto che i vari atomi siano disposti in un modo piuttosto che in un altro. Anche il nostro corpo è costituito esattamente dagli stessi atomi che si trovano in un sasso (idrogeno, carbonio, ossigeno, azoto, fosforo, ferro, sodio, potassio, calcio, ecc.); la differenza consiste nel disporre tutti questi atomi in un certo modo, e allora si ottiene un organismo vivente.

Spieghiamo meglio questo concetto. Attraverso il metabolismo cellulare noi cambiamo senza sosta tutti i nostri atomi; ogni giorno prendiamo dall’ambiente miliardi di atomi (respirando, mangiando, bevendo) e ne rigettiamo altri miliardi (sudando, espirando, eliminando rifiuti).

E da dove prendiamo l’energia per far muovere tutto questo? Ci viene dal Sole, perché noi funzioniamo a energia solare.

Quello che è importante sottolineare è che la differenza tra materia non vivente e materia vivente è appunto una differenza di struttura, cioè di montaggio di atomi. Ciò assume una grande importanza, infatti, se, per un insieme di circostanze, sotto l’azione dell’energia solare alcuni atomi cominciano casualmente ad aggregarsi in certe strutture, diventa allora possibile innescare un processo che gradualmente, attraverso un meccanismo di selezione, può portare a strutture sempre più complesse e funzionanti.

Il potere dell’energia solare

Ciò è accaduto nel “brodo caldo” della Terra primitiva, oltre 4 miliardi di anni fa.

In origine l’ambiente della Terra era totalmente inospitale; anche dopo che la crosta terrestre aveva cominciato a solidificarsi, i vulcani, la lava, i fulmini determinavano un’atmosfera che per noi sarebbe stata irrespirabile, perché composta da ammoniaca, idrogeno, vapore acqueo, metano (oltre a idrogeno solforato, anidride solforosa e ossido di carbonio).

Sotto l’azione dell’energia solare e dei fulmini, i gas presenti nell’atmosfera reagirono, formando i primi composti organici (forse in parte portati anche dalle comete). Questi aminoacidi (che sono i costituenti delle proteine, cioè i mattoni con cui sono costruite tutte le nostre cellule) riempirono pian piano gli oceani, dove l’acqua li proteggeva dall’azione dei raggi ultravioletti, e si unirono in aggregati più grandi e più complessi: i cosiddetti polimeri.

Per molti milioni di anni ci fu un rimescolamento di molecole organiche sempre più complesse e numerose finché, ad un certo punto, probabilmente in prossimità delle sorgenti sulfuree calde dei vulcani sottomarini, emersero alcune molecole capaci di stampare copie identiche di se stesse, utilizzando il materiale ambientale. Queste molecole sono gli acidi nucleici, in particolare il DNA, che rappresenta il filo conduttore della vita sulla Terra.

Nacque così la replicazione, e la selezione ambientale portò a molecole ancora più complesse ed efficienti, le quali, unendosi in ulteriori montaggi spontanei e cominciando a replicarsi dentro una membrana, diedero origine alle prime forme cellulari, e quindi alla vita vera e propria, cioè ai primi esseri unicellulari (alghe verdi-azzurre o solfo-batteri) destinati poi ad evolversi.

La comparsa del DNA

 La comparsa del DNA sulla Terra segna il confine tra la non-vita e la vita, un confine non netto, perché vi fu una gradualità nel passaggio, come succede dalla notte al giorno.

Tutte le forme viventi sulla Terra sembrano discendere da una sola partenza avvenuta circa 3 miliardi e mezzo di anni fa, e cioè dalla molecola di DNA, un modello rivelatosi nel corso dell’evoluzione il più adatto e il più efficiente, grazie a un lungo processo di mutazione e selezione naturale.

Ciò che più stupisce è che una molecola di DNA sia virtualmente identica in un virus, in un batterio, in un albero, in una cellula umana. Le informazioni genetiche del DNA sono codificate nella sequenza delle 4 basi (adenina, timina, citosina, guanina), che sono le lettere del suo alfabeto.

Le 4 basi del DNA

 Poiché il numero di basi appaiate varia da circa 5000 per i virus più semplici a circa 5 milioni nei 46 cromosomi umani, le combinazioni possibili raggiungono un numero astronomico.

Il DNA di una cellula umana, che esteso raggiungerebbe la lunghezza di quasi 2 metri, può contenere informazioni equivalenti a 600.000 pagine stampate, ognuna di 500 parole, oppure a una biblioteca di circa un migliaio di volumi, con una lunghezza lineare di 60 metri.

Se tutto il DNA del corpo umano fosse allineato in un’unica striscia, coprirebbe la distanza tra la Terra ed il Sole per 600 volte.

Le 4 basi del DNA recano le istruzioni per creare tutti gli organismi, con ciascun gruppo di 3 lettere corrispondente a un singolo aminoacido. Esistono 20 diversi “mattoni”, cioè aminoacidi, che aggregandosi insieme in una miriade di combinazioni producono tutte le proteine del corpo, dalla cheratina dei capelli all’emoglobina del sangue.

Il 97% del DNA del genoma umano ha funzioni sconosciute, ed è detto “DNA silenzioso”.

Gli esseri umani possiedono poco più di 30.000 geni, non molti di più dei vermi nematodi, che ne possiedono 19.000. Ogni gene è formato in media da 15.000 basi, che danno a ciascuna cellula le istruzioni necessarie a compiere tutte le funzioni indispensabili alla vita.

Il meccanismo dell’apoptosi cellulare

 Siamo anche a conoscenza che nel nostro organismo, formato da 100 mila miliardi di cellule, ogni secondo nascono e muoiono contemporaneamente circa 10 milioni di cellule.

Questa morte cellulare programmata si chiama apoptosi. In un organismo umano adulto ogni giorno muoiono da 50 a 70 miliardi di cellule a causa dei processi apoptosici; le cellule morte eliminano il loro contenuto nella matrice interstiziale, cioè nel tessuto connettivo che si trova tra il sangue e le cellule.

Quando una cellula muore, essa viene disintegrata dai lisosomi, potenti enzimi intracellulari autodistruggenti e autodigerenti, che frammentano i componenti cellulari in particelle ultraminute, affinché il corpo possa riciclarle o espellerle come scarti. I nuclei dei mitocondri, che dispongono di un proprio DNA, diverso da quello del nucleo della cellula, sono protetti molto meglio rispetto ad altri organuli cellulari e spesso non si decompongono completamente.

Secondo le teorie dell’Igienismo naturale, i virus che troviamo all’interno degli organismi viventi sono anche i resti di materiale vivente, come residuo di cellule esauste, e vengono definiti esosomi. Infatti, i lisosomi che disintegrano le cellule morte molto spesso non riescono a distruggere questi frammenti di DNA o di RNA, che costituiscono materiale mitocondriale o nucleare o citoplasmatico esausto.

I virus come molecole elettromagnetiche utili alla trasmissione delle informazioni

 Un’altra acquisizione scientifica recente è quella della “trasduzione virale”, che consiste nel trasferimento di molecole informazionali di DNA da una cellula a un’altra per mezzo dei virus. Quindi la Natura ha creato i virus per trasportare informazioni da batterio a batterio, o da batteri a cellule, o da cellule a cellule.

 I virus come software che permettono l’evoluzione del DNA cellulare

La vita può esistere soltanto se vi sono due forze opposte e antagoniste, ma allo stesso tempo complementari, poiché cooperano e si combinano in continuazione, sia all’interno del corpo sia nell’Universo; esse sono lo Yin e lo Yang, racchiuse nel Tao.

Il concetto del Tao, in realtà indefinibile, può essere inteso come flusso, infinito divenire di tutte le cose e di tutti gli esseri viventi che allo stesso tempo è unicità immutabile e incondizionata, in un alternarsi di opposti e di forze complementari e inseparabili.

Il DNA, l’acido desossiribonucleico nei geni, fornisce la base molecolare dell’evoluzione e dirige e gestisce tutte le attività della cellula attraverso il controllo della sintesi degli aminoacidi, che assemblano le proteine, favorendo la crescita e lo sviluppo dell’organismo.

Se ci riferiamo al Tao, possiamo realmente comprendere cosa sono i virus: essi sono i discendenti di blocchi di acidi nucleici che hanno acquisito la capacità di una replicazione indipendente, sono quindi una parte della strategia con cui il DNA assicura la continuazione della sua riproduzione e la sua stessa evoluzione.

I virus potrebbero essere uno dei due estremi che caratterizzano l’ampia varietà di molecole di DNA che si sono originate all’interno delle cellule viventi.

Infatti, il DNA vivente è il progetto iniziale della vita, ciò che ha creato la vita (e quindi conserva in sé il progetto divino); il DNA non vivente dei virus potrebbe essere quella parte del progetto (“software”) che dopo la creazione si è dato una capacità di replicazione indipendente dal primo, proprio perché la vita potesse esistere.

Questo perché non può esistere una vita senza una non-vita, una materia senza un’antimateria, un Universo senza un Universo parallelo.

La legge eterna del TAO e il DNA

 È la legge eterna dello Yin e dello Yang, del bene e del male, dell’amore e della morte (a-mor, inteso come nell’antico Egitto, cioè senza morte, immortale).

A dimostrazione della legge eterna del Tao, che afferma l’esistenza degli opposti e di tutte le loro sfumature, in riferimento al DNA potremmo pensare che a un estremo si trovi il DNA nucleare (responsabile della sintesi delle proteine al fine di favorire la crescita e lo sviluppo dell’organismo, oltre che della proprietà di fornire tutta la discendenza delle informazioni per tale sintesi, ovvero la trasmissione ereditaria dei caratteri genetici), mentre all’altro estremo si trova il DNA virale.

A metà tra i due c’è il DNA mitocondriale, trecentomila volte più corto di quello nucleare, che si trova nei mitocondri, organuli situati da tempi antichissimi nel citoplasma cellulare e che hanno il ruolo di fornire energia ai processi cellulari.

Questi nostri “soli” interni derivano probabilmente da batteri primordiali, e quindi il loro DNA potrebbe derivare da virus batteriofagi (cioè inglobati dai batteri), il cui acido nucleico si sarebbe inserito nella struttura del mitocondrio, fornendogli il combustibile per il funzionamento della centrale energetica.

È interessante, e anche suggestivo, il fatto che durante la fecondazione lo spermatozoo inserisce nell’ovulo il proprio DNA, ma non i propri mitocondri. Infatti, l’ovulo, una volta inglobato il DNA dello spermatozoo, continua a funzionare grazie ai propri mitocondri. Quindi i mitocondri che ognuno di noi ha nelle sue cellule sono quelli della madre, non del padre.

C’è, insomma, un filone tutto femminile di DNA: quello mitocondriale. La centrale energetica delle nostre cellule, responsabile dell’energia vitale endogena, è solo femminile.          Questi dati scientifici ovviamente sconvolgono i maschilisti, convinti che il sesso forte sia quello maschile, mentre è vero che la nostra energia a livello cellulare, che permette la vita, proviene unicamente dal sesso femminile!

Considerazioni finali

Un calcolo che potrebbe essere considerato perfino per difetto ci porta a considerare che nel nostro organismo ci siano 100 mila miliardi di cellule, 1 milione di miliardi di batteri e 1 miliardo di miliardi di virus! Come è possibile che ancora oggi si possa avere paura dei virus, che sono già dentro di noi e cooperano al mantenimento della nostra stessa esistenza in vita?

Se pensiamo ai virus esterni agli organismi viventi, alla luce di quanto fino ad ora espresso, potremmo arrivare a ipotizzare che, se esistono recettori sulla membrana cellulare che sono in grado di captare queste molecole informazionali esterne, vuol dire che il nostro sistema ha bisogno di attirare proprio quelle informazioni e servirsene per determinati fini, poiché la Natura non ha creato nulla per caso.

Tutto ciò può avvenire solo in funzione di una risonanza reale tra il DNA della cellula ed il DNA o l’RNA virale, che si manifesta attraverso segnali elettromagnetici. Una volta entrato nel sistema, la molecola informazionale virale ha come unico scopo quello di insediarsi nel DNA cellulare, per permetterne una strategia evolutiva e di cambiamento.

Non è possibile pensare che il DNA incluso nel nucleo di ognuna delle nostre cellule possa essere sempre lo stesso, perché la Vita si auto-mantiene attraverso la dynamis, il cambiamento, la continua trasformazione, in considerazione del fatto che la stasi è morte.

Quindi combattere un virus significa andare contro la Vita stessa.
E poi giocare come dei novelli Frankenstein a trasformare i virus in laboratorio, creandone di nuovi, ci fa ritenere che la medicina etica sia ormai scomparsa, sostituita da uno scientismo dogmatico che ha la presunzione di trasformare e cambiare le leggi stesse della Vita.

Tutto questo non può che creare danni irreparabili alle persone, perché l’inserimento di informazioni anomale, cioè non naturali, di DNA o RNA virale manipolato in laboratori nei quali non si tiene conto minimamente del rispetto per la Vita, crea informazioni dissonanti col sistema vivente, altamente pericolose per la sua sopravvivenza.

Ipotesi da dimostrare sul Coronavirus

Un vaccino anti-influenzale o anti-batterico, contenente materiale organico gravemente manipolato con additivi tossici, nanoparticelle, sostanze farmacologiche varie, cellule fetali abortite e proteine anomale potrebbe indurre una maggiore suscettibilità a virus o batteri, attraverso il fenomeno della interferenza virale.

Un’amplificazione patologica potrebbe essere ipotizzata anche per le frequenze elettromagnetiche che ormai fanno parte della nostra vita quotidiana, come quelle dei sistemi wi-fi, dei ripetitori per i cellulari, dei cellulari stessi, fino ad arrivare alle frequenze 5G che sono state rese sperimentali proprio l’anno scorso nelle stesse zone nelle quali si è verificata l’epidemia locale da SARS-COV2, il coronavirus che ormai tutti conoscono.

Tutte queste ipotesi andrebbero dimostrate con dati epidemiologici e validate scientificamente, attraverso ricerche indipendenti dalla scienza dogmatica che afferma la validità del pensiero unico dominante, e contrasta qualsiasi voce discordante, tacciandola di complottismo e di ciarlataneria. I dati definitivi potranno essere elaborati solo quando l’epidemia sarà finita, valutando numeri, cartelle cliniche, strategie terapeutiche adottate, politiche sanitarie intraprese.

In ultima considerazione, se tutto è energia, e in particolare energia informata, non si può tralasciare di considerare quanto la paura della sofferenza e della morte, instillata ogni giorno dalle televisioni e dai giornali, abbia potuto giocare un ruolo molto significativo nelle vicende correlate al coronavirus che si è ritenuto responsabile della COVID 19, la patologia che ha portato a morte decine di migliaia di italiani e centinaia di migliaia di persone nel mondo.

 I significati simbolici legati alla malattia Covid-19

Non si può ignorare il significato simbolico dell’organo polmone, collegato con la paura di soffocare, con l’ansia di separazione, con il panico della morte (ed ecco l’estrinsecazione delle polmoniti interstiziali con insufficienza respiratoria); né si può trascurare il senso analogico della CID (coagulazione intravascolare disseminata), che si è visto rappresentare la vera causa di morte nella quasi totalità dei soggetti, collegata con una malattia tromboembolica polmonare, che poi diventa generalizzata ad altri organi, creando insufficienze d’organo sistemiche.

Il significato simbolico del sangue riguarda proprio l’identità personale; quindi un sangue che tende a coagularsi rappresenta un mancato fluire, un irrigidimento collegato a un blocco o a una stasi nel proprio processo di identità, che perde la propria essenza vitale e impedisce all’individuo di sentirsi tale, come se non ci fossero più i confini che regolano la vita.

In tal senso, anche alla morte andrebbe restituita una dignità che come esseri umani abbiamo perso, forse in modo irreversibile. Ma tutto questo potrebbe essere cambiato, se solo potessimo ritrovare i veri valori del rispetto per la Vita, per tutte le forme vitali che abitano sul nostro meraviglioso pianeta, attraverso i valori della cooperazione, della sostenibilità, della solidarietà, della resilienza, al di là di ogni potere prevaricante di pochi soggetti sulla massa delle persone, oltre ogni antagonismo, competizione, distanziamento sociale, paura di vivere.

Tutto è energia

Sarebbe auspicabile ritrovare il senso della nostra stressa esistenza nel simbolo unificante del TAO, perché siamo tutti collegati, non esiste separazione, tutto è energia informata (anche i virus lo sono), tutto è giusto e perfetto. Questa si chiama Vita, tutto il resto è la non-vita. Vogliamo allora permetterci di vivere e non di sopravvivere?

Il mio augurio è che attraverso un processo individuale e collettivo di volontà cosciente e di consapevolezza coerente, scegliamo finalmente di esprimere la Vita, di fare tesoro delle lezioni che la Vita ci invia (compresa quella del coronavirus), abbandonando i modelli inconsci di ordinaria sopravvivenza che ormai da millenni stiamo adottando come esseri umani.
Sia così.

Dott. Francesco Oliviero
Medico, psichiatra, pneumologo, esperto in medicina centrata sulla persona
www.francescooliviero.it
francescooliviero8@gmail.com

 

Bibliografia