La caratteristica più rilevante dell’umano è quella di poter vivere contemporaneamente in diversi livelli di realtà, e ciò è possibile perché di fatto l’uomo possiede altri corpi oltre a quello fisico. Con il corpo fisico percepisce la materia in virtù dell’apporto dei sensi, mentre con il corpo eterico-vitale percepisce la qualità energetica della materia animata: queste due realtà sono complementari e costruiscono il livello in cui agiscono le sensazioni.
Con il corpo mentale sperimenta il mondo dei pensieri e delle idee; è la facoltà mentale che permette di fare considerazioni e paragoni tra le cose, elaborando giudizi riguardo al rapporto con il mondo e interpretazioni attraverso l’uso dell’immaginazione. Quando sperimenta il livello dei sogni e delle visioni l’uomo è nel mentale psichico in cui percepisce la Vita tramite l’impressione che Essa esercita su di lui. Nel corpo dell’Anima egli elabora e sperimenta quanto ha assimilato dalle esperienze vissute in relazione all’impatto emotivo sentito e memorizzato interiormente. Infine nella sfera Divina ha accesso al vero senso della vita filtrando la realtà oggettiva con l’interezza del proprio Essere, percepito come un ente cosxiente[1], ossia come stato di Consapevolezza.
Comprendere dove si colloca il livello della Consapevolezza è un fatto basilare per apprezzare la concezione Mistica dell’uomo, poiché la consapevolezza è il luogo in cui si sperimenta l’Essenza tramite uno stato di attenzione privo di sforzo. La consapevolezza è il livello dell’esperienza dell’essere e non è quello dell’agire: è un’azione che richiede la non-azione, non intesa come uno stato di inattività o di inerzia nei riguardi del vivere, ma piuttosto considerata come uno stato di vigilanza attiva, un processo di presenza dinamica squisitamente interiore.
Essere consapevoli significa essere aperti, ricettivi e disponibili ad accogliere le sensazioni, le impressioni e le percezioni pur mantenendo un atteggiamento di neutralità, che potremmo definire uno stato di mentalità oggettiva. Un modo neutrale di relazionarsi con la realtà, essendo predisposti all’esperienza della vita; un’apertura spontanea ad essere l’esistenza stessa.
La Consapevolezza è dunque uno stato di vigilanza e attenzione, di osservazione distaccata, ma è anche un lasciarsi andare all’esperienza senza che nessun preconcetto soggettivo prevalga sull’evidenza oggettiva di quel determinato momento: ciò che rende difficile comprendere questa concezione è la sua apparente semplicità…
Comunemente si crede che lo sforzo e la pratica imposti con la forza della volontà possano creare delle particolari abilità, ma la Consapevolezza, essendo uno stato d’essere, non rientra nel campo delle discipline che si possono sviluppare con un metodo o un’operatività pratica.
La Consapevolezza non rientra nello sforzo impositivo, ma si apre spontanea alla “vigilanza” rispetto agli avvenimenti della vita. Per sviluppare consapevolezza non dobbiamo produrre nuove acquisizioni mentali, modificare le abilità del pensiero, e neppure avere particolari capacità di analisi o talenti mnemonici, anzi, tutto ciò è un ostacolo per il focus dell’attenzione necessario alla presenza consapevole. Tutte queste abilità appartengono alla sfera mentale, mentre la pratica mistica determina soprattutto un’attività di natura interiore, spirituale, in cui il pensiero analitico e la ragione sono sempre meno attivi così da creare spazio alla rivelazione senza sforzo insita nel momento presente.
Spesso si parla della consapevolezza che sorge in assenza del pensiero, ed è vero; la mente, al pari degli altri corpi, quando governata dall’Essenza diviene uno strumento funzionale al servizio dell’uomo cosxiente.
Se percepiamo l’esperienza del vivere accentuando la tranquillità e la quiete interiore, possiamo osservare accuratamente ciò che sorge nella nostra cosxienza, ed essere ricettivi a tutti i dettagli dei relativi fenomeni, restando concentrati nel naturale stato d’attenzione, nel semplice osservare ciò che è.
In questo stato si sperimenta la realtà senza il bisogno di analizzare e processare dati, indispensabile quando si cerca di capire o interpretare. Quest’assenza di attività mentale è riconducibile ad un “livello alterato di cosxienza”; in fondo è proprio questo stato di quiete nella testa la condizione naturale della mente.
Lo stato di Consapevolezza non esclude la mente, semplicemente la trascende. Una mente quieta è pura osservazione contemplativa, mai statica, piuttosto è paragonabile alla calma di un felino che, quantunque riposi, è nel contempo anche pronto all’azione.
L’uomo è cosxiente dell’insonnia, del sonno privo di sogni, del sogno che dimentica all’atto del risveglio e di molte altre cose. Eppure è innegabile: l’uomo è sempre cosxiente, ma non sempre è consapevole di sé. Di fatto, la consapevolezza include sempre la cosxienza, quantunque ci possa essere cosxienza anche in assenza di consapevolezza.
I saggi insegnano che il profano, pur credendosi cosxiente, vive immerso in un sogno, il suo personale sogno. Gli stessi saggi affermano che grazie alla conoscenza di sé stessi è possibile ampliare la propria consapevolezza, la sola in grado di discernere se effettivamente si vive in un sogno oppure si è svegli. La consapevolezza di cui qui brevemente si accenna è la naturale capacità di sperimentare e testimoniare a vari gradi il flusso dei pensieri, dei sentimenti e delle emozioni con cui si anima la vita.
L’osservazione consapevole di questi reami interiori, oltre ad accrescere la conoscenza di sé, con la pratica favorisce lo sviluppo di uno stato impersonale in cui le attività non essenziali perdono sia fascino che potere. Nello stato impersonale è l’Essenza che dispone con consapevole discriminazione la propria volontà d’intento e direzione.
Sebbene lo Spirito incarnato sia intelligibile e invisibile, in ogni esperienza è concreto al pari di ogni realtà tangibile, seppur l’uomo ne sia cosxiente solo quando è consapevolmente partecipe alla vita impersonale del suo stesso Essere.
In ogni dimensione in cui è situata la nostra cosxienza esiste una qualità peculiare, una natura rilevante capace di adattarsi proprio per quella specifica esperienza. Esistono diversi stati di cosxienza e quindi molteplici modalità in cui si è consapevoli dei propri mondi interiori; in ogni caso è sempre l’Attenzione a determinare la qualità dell’insegnamento insito in ogni singola esperienza, donandogli o meno il giusto senso e l’auspicata profondità.
La Consapevolezza è dunque influenzata sempre dal livello di attenzione con cui si considerano gli eventi sperimentati. Associare la qualità dell’esperienza alla sola piacevolezza o alla felicità che ne può derivare è ignoranza manifesta, in genere dettata da credenze personali reiterate e cristallizzate. Qualsiasi approccio alla Vita vela per natura una sottile pretesa, quel desiderare e pretendere che la realtà si adatti alla propria “immagine e credenza”. La Realtà, essendo di per sé sempre e solo ciò che è, può essere sperimentata al meglio solo quando si è consapevoli che la Vita è un diretto riflesso di sé.
Questo necessario assunto favorisce il contatto con la realtà del proprio Essere, allineandoci alle leggi del Creato. Accedere a questo stato di consapevolezza genera… ulteriore consapevolezza. Questo approccio si rivela comprensibile quando in cosxienza si realizza che l’impersonalità è la nostra vera realtà e che tutto il resto appartiene al mondo immaginifico delle allucinazioni mentali.
La realtà appena descritta è accessibile a chiunque, e si palesa nel momento in cui Intelletto e Cuore, affrancati dalle sovrapposizioni psicologiche (credenze, convinzioni, inclinazioni), comunicano tra loro in modo fluido e armonioso. In questo stato d’essere, il velo che obnubila la realtà della Vita si dirada e ciò che appare, momento dopo momento, è la nuda Verità assisa nel nostro Essere.
Errare è umano, perseverare è diabolico. Buona erranza dunque.
Hermes
[1] La parola Coscienza è scritta intenzionalmente con la lettera x, a costituire una sorta di “pietra d’inciampo” al fine di ricordare il valore di tale termine che definisce il rapporto fra Spirito e Sostanza e che è spesso usato in modo improprio o superficiale.